Sai qual è il frutto che contiene meno vitamina C? La risposta è incredibile

Se si pensa alla vitamina C nella frutta, la percezione comune vuole che tutti i frutti ne siano ricchissimi, e spesso si dà per scontato che frutti come le arance o i limoni rappresentino il punto di riferimento assoluto. Tuttavia, tra le centinaia di varietà coltivate e consumate ogni giorno, esistono anche alcuni frutti che contengono quantità sorprendentemente basse di vitamina C, tanto da risultare quasi trascurabili alla luce delle necessità nutrizionali quotidiane.

Il vero contenuto di vitamina C: una panoramica comparativa

Analizzando attentamente le tabelle nutrizionali dei più comuni frutti freschi, emergono dati che smentiscono molte convinzioni diffuse. Mentre ci si aspetterebbe sempre dosi elevate di vitamina C dalla frutta, la realtà è molto più variegata. Frutti come il kiwi, il ribes nero, la guava e il pomelo raggiungono valori estremamente elevati, talvolta superando di gran lunga quelli di agrumi come l’arancia e il limone.
Per esempio, un’arancia contiene in media circa 53 mg di vitamina C per 100 grammi, mentre il kiwi può arrivare anche a 85 mg e il ribes nero supera i 180 mg ogni etto. Incredibilmente, ci sono frutti la cui percentuale di questo prezioso nutriente è davvero minima rispetto a queste cifre comuni .

I frutti con meno vitamina C: chi detiene il primato?

La domanda che spesso sorprende è: quale frutto contiene in assoluto meno vitamina C? A dispetto delle aspettative, la risposta riguarda alcuni dei frutti più apprezzati e diffusi sulle nostre tavole, che tipicamente sono considerati salutari per tante altre caratteristiche nutrizionali.

  • Pere e mele: Questi frutti rappresentano l’esempio più lampante di basso contenuto di vitamina C. Una pera contiene quantitativi particolarmente ridotti, addirittura meno della metà di una mela, mentre quest’ultima si ferma mediamente su valori tra i 2 e i 5 mg per 100 grammi di prodotto fresco. Nel confronto, la pera raggiunge spesso meno di 1 mg ogni 100 grammi .
  • Anguria e melone: Nonostante la loro abbondante presenza in estate e il loro alto potere dissetante, anche anguria e melone sono piuttosto poveri di vitamina C, tanto che per ottenere il fabbisogno giornaliero sarebbe necessario consumarne grandi quantità. In particolare, l’anguria può scendere sotto i 10 mg per 100 g di polpa.
  • Banane: Pur amate per il loro apporto energetico e per essere ricche di potassio, le banane non possono essere considerate una vera fonte di vitamina C, con valori mediamente inferiori ai 10 mg per 100 grammi.

In questa classifica, la pera risulta spesso il frutto che contiene meno vitamina C tra i frutti più comuni, con livelli vicino all’unità di milligrammo, almeno secondo le analisi più recenti. Un dato che si rivela davvero sorprendente, soprattutto considerando quanto questo frutto sia apprezzato per la sua dolcezza e digeribilità .

Perché il contenuto cambia: fattori che abbassano la vitamina C nella frutta

Il contenuto di nutrienti, vitamina C inclusa, può variare sensibilmente anche all’interno della stessa specie di frutta, a causa di molteplici fattori. Innanzitutto, vanno considerati i metodi di coltivazione e raccolta: piante coltivate intensivamente e raccolte in anticipo per esigenze di trasporto possono contenere meno vitamina C rispetto a quelle maturate naturalmente sulla pianta.
Anche la varietà incide profondamente: per esempio, le mele rosse hanno in generale più vitamina C rispetto alle verdi, mentre tra le pere alcune varietà presentano quantità ancora più basse .
Tra i fattori naturali vanno inclusi inoltre:

  • Periodo di maturazione: Più il frutto è maturo, maggiore è la concentrazione di vitamina C, almeno fino a un certo punto. Dopo il picco di maturazione, infatti, si verifica una progressiva perdita nutrizionale.
  • Condizioni di conservazione: La vitamina C è molto sensibile al calore, alla luce e all’ossigeno atmosferico. Per questo motivo, la frutta conservata a lungo, oppure tagliata ed esposta all’aria, perde gran parte delle sue riserve di vitamina C.
  • Processi di lavorazione industriale: I succhi e i prodotti a base di purea di frutta lavorati industrialmente hanno livelli di vitamina C talvolta considerabilmente inferiori rispetto al frutto fresco.
  • Fabbisogno giornaliero e fonti alternative

    Il fabbisogno di vitamina C in un adulto si attesta intorno ai 75-90 mg giornalieri, ma può aumentare in soggetti fumatori, donne in gravidanza o individui sottoposti a particolari stress fisici. Pensare di coprirlo con frutti come la pera si rivela illusorio: sarebbero necessari oltre 10 kg di pere al giorno per soddisfare la dose raccomandata!
    Ecco perché chi desidera variare la dieta e massimizzare l’apporto di questo micronutriente dovrebbe prediligere frutti quali:

  • Kiwi, ribes nero, pomelo, guava, fragole, agrumi in generale. Basti pensare che il kiwi supera mediamente i 70 mg di vitamina C per 100 g, mentre un’arancia resta poco sopra i 50 mg. Il ribes nero detiene il record con più di 180 mg per etto .
  • Inoltre, non bisogna sottovalutare le verdure fresche come i peperoni, il prezzemolo e i broccoli, che possono fornire ulteriori preziosi quantitativi di vitamina C nella dieta quotidiana .

    In conclusione, sebbene la frutta sia universalmente riconosciuta come un alimento fondamentale per il suo apporto vitaminico, non tutti i frutti contribuiscono in egual misura all’apporto di vitamina C. Alcuni, come la pera, detengono il primato per il contenuto più basso, dimostrando che affidarsi solo alle apparenze può portare a molto stupore e a curiose sorprese nella nutrizione quotidiana.

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