Nel mercato bancario italiano, il conto base rappresenta una soluzione pensata per coloro che hanno esigenze bancarie essenziali e desiderano un prodotto semplice, con costi gestibili e trasparenti. Il prezzo del canone annuo è uno degli elementi cruciali nella valutazione della convenienza di questa tipologia di conto rispetto a opzioni tradizionali o digitali.
Quanto si paga davvero per il canone annuo?
Per la maggior parte degli istituti bancari, il canone annuo di un conto base si attesta intorno ai 60 euro. Per esempio, il prodotto di una banca come BCP prevede un canone annuo di 60 euro, nel quale sono già inclusi alcuni servizi e un certo numero di operazioni gratuite per tipologia, come bonifici, prelievi e versamenti.
Esiste anche una versione rivolta specificamente ai pensionati con trattamenti fino a 18.000 euro lordi annui, che consente di ottenere un prezzo ridotto, pari a 48 euro l’anno, purché il cliente non sia titolare di altri conti base e rimanga all’interno della soglia di reddito prevista.
Alcuni istituti prevedono la gratuità del canone per chi rientra in determinate fasce di reddito o per particolari categorie sociali, in base alle direttive stabilite dalla Convenzione firmata tra le banche e il governo. In questi casi, il cliente interessato a ottenere l’esenzione deve certificare di possedere i requisiti richiesti, generalmente di natura reddituale.
Cosa comprende il canone del conto base?
Nella maggior parte delle offerte, il canone annuo copre una serie di servizi standard e un numero massimo di operazioni gratuite. Tipicamente, questi servizi includono:
- Prelievi e versamenti di contanti presso sportelli bancari o ATM della banca
- Bonifici in uscita e ricezione gratuita di bonifici in entrata
- Pagamento di bollette e utenze
- Una carta di debito abilitata anche per l’utilizzo online
- Accesso all’internet banking per la gestione del conto
È fondamentale sottolineare che il numero di operazioni gratuite varia da banca a banca e in base al tipo di conto base. In caso di operazioni aggiuntive rispetto a quelle comprese nel canone, vengono applicati costi extra, che possono incidere sensibilmente sulla convenienza complessiva del prodotto.
Sono invece esclusi dalla maggior parte dei conti base servizi accessori come il rilascio di libretti di assegni, carte di credito, concessioni di finanziamenti o gestione di depositi titoli.
Un confronto con il conto corrente ordinario
Per capire se il conto base sia davvero conveniente, è utile confrontarlo con le spese medie di un conto corrente tradizionale. Secondo le ultime rilevazioni, mantenere un conto corrente ordinario costa in media circa 100 euro all’anno, considerando il canone e le commissioni applicate alle diverse operazioni. Tale cifra può variare sensibilmente in funzione dei servizi aggiuntivi richiesti, delle carte associate e del numero di operazioni effettuate.
Alcuni prodotti digitali permettono di azzerare molte delle spese fisse: alcune banche online propongono conti privi di canone annuo, né commissioni sui bonifici o sui prelievi negli ATM, e talvolta farsi carico anche dell’imposta di bollo dovuta allo Stato. Tuttavia, queste soluzioni possono comportare limitazioni differenti, ad esempio un servizio clienti meno diretto o minori canali fisici di assistenza.
Per chi ha esigenze minime (prelievi, accredito di stipendio o pensione, pochi bonifici), il conto base resta spesso la scelta più vantaggiosa. Ma se si prevedono numerose operazioni o si ha bisogno di servizi integrati, potrebbe essere più conveniente un conto corrente con un canone più alto ma con operatività illimitata e servizi accessori inclusi.
Quando il conto base è davvero conveniente?
La convenienza di questa formula dipende strettamente dal proprio profilo di utilizzo. Il conto base è ideale per chi:
- Non ha bisogno di servizi bancari avanzati
- Effettua un numero limitato di operazioni all’anno
- Si trova nelle categorie protette da esenzione o riduzione del canone
- Vuole semplicità e trasparenza nei costi
Chi invece supera con frequenza il tetto di operazioni incluse rischia di sostenere spese aggiuntive che annullano il vantaggio iniziale. Lo stesso accade se sorge la necessità di strumenti o servizi non previsti dalla tipologia base, come carte di credito o l’utilizzo di strumenti di investimento. In questi casi, il costo complessivo annuo può superare ampiamente quello di un conto corrente ordinario o digitale.
Va inoltre tenuto in considerazione che l’apertura di conto corrente – sia base che tradizionale – è generalmente gratuita e non comporta costi di attivazione. Il vero elemento discriminante resta la gestione annuale e l’eventuale extrasoglia di operazioni.
Gestione e trasparenza dei costi
L’Autorità di Vigilanza ha stabilito precisi parametri di trasparenza e informazione per i consumatori. Nel Foglio informativo che ogni banca è tenuta a fornire sono elencate in modo dettagliato tutte le condizioni economiche – canone, servizi inclusi, costi per operazioni extra, eventuali imposte – e le limitazioni operative. Prima di aprire un conto base è quindi essenziale leggere attentamente tutte le clausole economiche, per evitare spiacevoli sorprese nel corso della gestione.
Le principali banche offrono simulatori online per il calcolo dei costi personalizzati: inserendo il numero di operazioni previste mensilmente ed eventuali servizi aggiuntivi richiesti, è possibile stimare in modo accurato la spesa annua e confrontarla facilmente con altre proposte presenti sul mercato.
In conclusione, il conto base rappresenta una soluzione accessibile e sostenibile per chi cerca uno strumento pratico e senza fronzoli per la gestione delle principali operazioni bancarie. Tuttavia, la sua convenienza dipende strettamente dal numero di operazioni effettivamente necessarie e dalla presenza di eventuali servizi extra di cui si dovesse avere bisogno. Valutando attentamente la propria operatività e confrontando le condizioni economiche, è possibile scegliere il prodotto più adatto risparmiando in modo consapevole sui costi bancari annuali.